Héla Fattoumi

1965

Direttrice di un centro di coreografia, Belfort

Situation professionnelle en 2019

"Ciò che mi appassiona è la ricerca dell’imprevisto, l’intensità, gli incontri."

Il mio percorso

Sono ballerina, coreografa e direttrice di VIADANSE, il Centre chorégraphique National (CCN) della Borgogna-Franca Contea che ruota attorno alla Cie Fattoumi-Lamoureux, compagnia di danza i cui spettacoli hanno successo a livello nazionale e internazionale. Il centro promuove la creazione e la ricerca, sostiene le produzioni di compagnie residenti, intrattiene rapporti con l’Éducation Nationale e propone creazioni in collaborazione con le e gli abitanti del territorio di Belfort e della regione frontaliera svizzera.

Ciò che mi appassiona. La ricerca dell’imprevisto, l’intensità, gli incontri. Il momento in cui a teatro si spengono le luci e il pubblico si ritrova al buio, nell’attesa di una promessa: lo spettacolo che è venuto a vedere. Un momento pieno di speranza, di voglia di lasciarsi sedurre, trasportare… È il sentimento che si prova quando entriamo in contatto con un’opera, nostra o altrui.

Il mio percorso. Innanzitutto una constatazione: sono nata in un mondo in cui il corpo della donna è ritenuto così prezioso che l’educazione è tutta orientata a proteggerlo, a rinchiuderlo, a imbrigliarlo in un clima liberticida. Quindi, grazie a mia madre. Grazie ad alcune professoresse e ad alcuni professori conosciuti all’università che mi hanno fatto capire che la danza è un’arte creativa unica e potente. Grazie di avermi permesso di osare il mio primo assolo. Grazie a tutti i coreografi che mi hanno scartata alle audizioni: non scegliendomi, mi hanno obbligata a cercare la mia strada e ad affermarmi per conto mio. Ma la solitudine non è durata molto perché lungo il cammino ho incontrato Eric Lamoureux, allora reduce dal mondo del calcio. Eric mi ha contagiata con la sua energia, la sua audacia e il suo amore per la libertà.

Gérard Violette, direttore del Théâtre de la Ville di Parigi fino al 2008, ci ha molto sostenuto presentando le nostre creazioni nel suo teatro. E naturalmente grazie agli artisti insieme ai quali realizziamo i nostri spettacoli, perché la coreografia è una sorta di creazione collettiva.

Difficoltà, ostacoli? La danza è un’arte effimera, per essere riconosciuti, per convincere bisogna ricominciare ogni volta daccapo. È un po’ come lavorare a un prototipo che non arriva mai alla produzione in serie… A volte ci si scoraggia perché le conquiste sono fragili, mai definitive. Uno dei nostri obiettivi è dare maggiore visibilità alla creazione coreografica, che pure è molto copiosa. Nelle scuole di danza tante bambine sognano di diventare ballerine, ma le donne ai posti di comando sono poche. Un paradosso monumentale. In Francia, su 19 CCN, solo quattro sono diretti da coreografe.

Sono orgogliosa di 30 anni di complicità artistica con Eric Lamoureux, fedele compagno di strada sia nella vita che nella creazione artistica. Un’avventura appassionante la nostra, piena di slancio e di fervore. Insieme ci piace rischiare e rivendicare continuamente la libertà di creare secondo le nostre aspirazioni, il nostro istinto. L’energia che ci dà la carica viene dal lavoro, pietra angolare di qualsiasi militanza che si rispetti. Sono orgogliosa di aver contribuito a smontare i pregiudizi legati alla danza, anche se gli stereotipi sono duri a morire.

Questionario di Proust

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Au-delà de votre profession

La littérature, le cinéma, les arts visuels et la création contemporaine en général.

Des personnes qui vous inspirent

L’anthropologue Françoise Héritier, la sociologue Fatima Mernisi, la militante féministe Wassila Tamzali et tant d’autres encore. Des poètes comme Fernando Pessoa, Henri Michaux, des philosophes comme Edouard Glissant, Edgar Morin.

Un livre & un film

Les œuvres de Marguerite Duras et de Nathalie Sarraute et Persona (Ingmar Bergman) et Stalker (Andrei Tarkovski).

Un modèle

Dans la danse, la littérature… celles et ceux qui résistent à la marchandisation, à la simplification. La chorégraphe Maguy Marin et l’écrivaine Marie N’Daye.

Un objet

Je ne sors jamais sans une bouteille d’eau et de quoi écrire.

Une couleur

Les couleurs profondes et lumineuses

Un rêve

Régler tous les problèmes en dansant.