100 donne e mille altre: una pubblicazione, video e numerosi eventi.
1, 2, 3… L’ELENCO È LUNGO
Un progetto federatore, due Paesi (Francia e Svizzera), tre lingue, quattro regioni, cinque istituzioni, 100 donne… e mille altre. Un progetto di ampio respiro nato tempo fa che si conclude nel 2019, anno dello Sciopero delle donne (era ora!), di importanti iniziative come «100Elles*» a Ginevra e «100 Frauen» nella Svizzera tedesca, del successo editoriale di «100 femmes qui ont fait l’Histoire de France» ecc. Un progetto inclusivo, accessibile a tutti. Diversi gli strumenti di comunicazione utilizzati: video sui social media, un supporto cartaceo da tramandare ai posteri, conferenze e incontri per favorire il dialogo.
OBIETTIVI
Questa campagna, destinata soprattutto alle nuove generazioni, vuole dare visibilità alla diversità, alla pluralità e alla ricchezza dei percorsi professionali e personali di molte donne che vivono nella Svizzera occidentale e in Ticino, accomunate da formazioni e carriere in ambiti considerati prettamente maschili. Lo scopo è smontare gli stereotipi e bandire una volta per tutte il carattere di «eccezionalità» ancora troppo spesso associato a queste scelte professionali.
PERCHÉ SERVONO DEI MODELLI
In Svizzera, l’accesso delle donne a posti di responsabilità e l’orientamento verso settori ritenuti tradizionalmente maschili continuano a rappresentare un problema (SECO, 2016). Uno dei motivi è la segregazione orizzontale nella scelta del campo di studi. Presente già a partire dalla fine della scuola elementare, questa segregazione si consolida definitivamente nel corso della scuola media. Oggi sappiamo che la diversità all’interno delle imprese e una percentuale elevata di donne in posti di responsabilità hanno un impatto favorevole sulla performance delle aziende e sul progresso scientifico (Peterson Institute for International Economics, 2016; Nielsen et al., 2017). Tuttavia, malgrado le ricadute positive della diversità sui risultati e gli ingenti investimenti nella formazione e nella ricerca in Svizzera (UFS, 2016), il mercato del lavoro elvetico è ritenuto, tra quelli europei, il meno propizio alle carriere femminili (The Economist, 2016). In particolare, la scarsa presenza di donne nei settori e nelle professioni scientifiche può essere ricondotta alla prevalenza degli stereotipi di genere e all’assenza di modelli femminili. In Svizzera, questa dinamica è inoltre alimentata dal fatto che la scelta della formazione da seguire avviene in un’età in cui l’identità di genere e l’identificazione con il gruppo dei pari sono particolarmente forti (Gianettoni, 2011; Maihofer et al. 2013). A ciò si aggiunge che le ragazze non hanno modelli femminili nelle professioni o nei settori tradizionalmente considerati appannaggio degli uomini. L’assenza di modelli femminili è ritenuta uno dei principali ostacoli alla carriera delle donne in campo scientifico (Thege, Popescu-Willigmann, Pioch, & Badri- Höher, 2014). Da alcuni studi condotti presso grandi aziende è emerso che i modelli femminili sono fondamentali per aiutare le donne a fare carriera (EY, 2017). È per questo che molte società e numerosi governi finanziano campagne che esaltano modelli femminili, come ad esempio «Your Life 2» in Inghilterra.
UN PROGETTO DI COOPERAZIONE
Questa campagna, che s’iscrive nell’ambito del progetto Interreg PILE e di un progetto di cooperazione di swissuniversities (modulo B), è condotta dal Service égalité dell’Università di Ginevra (UNIGE) in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana (USI), l’Université de Franche-Comté (UFC), il Politecnico federale di Losanna (EPFL), la Haute école spécialisée de Suisse occidentale (HES-SO), il Bureau de promotion de l’égalité et de prévention des violences del canton Ginevra (BPEV) e il Bureau de l’égalité entre les femmes et les hommes del canton Vaud (BEFH).