Christine Bolou-Chiaravalli

1967

Professoressa all’Institut Universitaire de Technologie (IUT), Belfort-Montbéliard

Situation professionnelle en 2019

"Avere successo è una soddisfazione intellettuale e personale impagabile."

Il mio percorso

Professoressa associata di lettere moderne, insegno dal 2000 nell’istruzione superiore e dal 2011 al Dipartimento Mesures Physiques dello IUT di Montbéliard, dove tengo corsi di comunicazione-espressione e di cultura generale. Insegno alle mie studentesse e ai miei studenti a dominare la lingua scritta professionale e a essere a proprio agio nelle presentazioni orali e nelle relazioni interpersonali.

Ciò che mi appassiona. Il rapporto con i giovani, la loro energia e il loro entusiasmo contagioso. Mi piace sorprenderli con qualche affermazione provocatoria, e mi piace ancora di più quando sono loro a sorprendere me con delle osservazioni originali…

Amo le novità. Abbiamo la fortuna di avere degli orari sempre diversi perché gli impegni universitari sono tanti e gli studenti cambiano ogni anno. Niente routine quindi, soprattutto in un mondo che mette al primo posto la tecnologia.

Una delle più grosse sfide è quella legata all’arrivo degli smartphone nella vita dei nostri ragazzi, il tentativo, all’interno della classe, di arginare la massiccia invasione del digitale. L’aula è il luogo delle interazioni umane: io insegno alle mie studentesse e ai miei studenti i metodi, ma sono loro a insegnare a me i contenuti.

Il mio percorso. Per molto tempo sono andata avanti per le ragioni sbagliate: avevo l’impressione di essermi appropriata di qualcosa che non mi apparteneva e la certezza che prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto.

Il desiderio di essere riconosciuta e apprezzata è stata una delle molle che mi hanno spinta a continuare. Prima la laurea in lettere per compiacere mio padre, poi il CAPES, l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie, per tranquillizzare mia madre, infine l’agrégation, l’abilitazione all’insegnamento nei licei e all’università, per rendere orgoglioso mio marito. E credo di aver voluto fare a tutti i costi il dottorato per i miei figli. Comunque non si finisce mai di imparare: avere successo è una soddisfazione intellettuale e personale impagabile.

Quattro uomini hanno avuto fiducia in me e mi hanno affidato delle responsabilità in alcuni momenti chiave della mia vita: a loro devo il mio ingresso nell’insegnamento superiore, la direzione di una formazione tecnica e persino la vicepresidenza di un’associazione di reti di telecomunicazione!

Difficoltà, ostacoli? È faticoso, viviamo in un mondo estremamente fluido in cui i punti di riferimento cambiano in continuazione. Avere delle certezze e mantenerle è molto meno stressante.

Esistono diversi ostacoli: innanzitutto evitiamo di andare dove non siamo bene accette. Non imbocchiamo una direzione che nessuno, o quasi, ci indica. E non scegliamo spontaneamente un settore in cui sappiamo che saremmo in minoranza.

A volte il destino è clemente e ci troviamo catapultate in situazioni che non abbiamo cercato, ma in cui ci sentiamo a nostro agio. È chiaro che più accessi ci sono e meno ostacoli si frapporranno tra noi e la meta da raggiungere.

Ci sono molte donne nelle discipline umanistiche, ma poche che insegnano a un pubblico di tecnici. Per me, insegnare a delle studentesse e a degli studenti di una scuola universitaria professionale non è affatto un ripiego, ma un riorientamento verso un settore, quello della tecnologia, in cui le ragazze arrivano ancora con il contagocce.

Sono orgogliosa che le mie studentesse e i miei studenti abbiano voglia di venire a lezione perché la comunicazione, in un mondo interconnesso, lungi dall’essere uno strumento di manipolazione, è una competenza fondamentale del 21° secolo. Il mio punto forte è che, per un motivo o per l’altro, sono sempre in formazione: nel giro di 20 anni sono passata dall’agrégation in lettere al Master in scienze dell’educazione fino al dottorato in scienze dell’informazione e della comunicazione (secondo anno). Il mio obiettivo? Essere propositiva, giocare d’anticipo ed evitare di insegnare nozioni obsolete.

Questionario di Proust

Questo riquadro viene presentato nella lingua originale
Au-delà de votre profession

L’étude ! qui me permet de lire et découvrir le monde sur mon écran et ma famille, dans son tricotage à la Pénélope qui m’oblige à ne pas lâcher mon ouvrage, à le réinventer sans cesse.

Des personnes qui vous inspirent

Ingrid, qui voit plus de solutions que de problèmes, qui a mille idées à la minute et les réalise. Un homme qui m’inspirerait le plus grand respect serait celui qui galvaniserait les énergies pour permettre de réaliser un idéal commun, pas au détriment de certain-e-s. Je ne l’ai pas encore rencontré.

Un livre & un film

Une amie prodigieuse (Elena Ferrante). Je suis petite-fille d’italiens et retrouve dans cette saga tant de ma famille et Bienvenue à Gattaca (Andrew Niccol) pour la réflexion.

Un modèle

Adelaïde Hautval, médecin, fille de pasteur qui a pris la défense de juifs maltraités et a été internée. J’ai milité pour donner son nom à un établissement scolaire ; on compte une dizaine de femmes seulement parmi les cinquante noms les plus donnés à des écoles.

Un objet

Une montre suisse ! mais plutôt une montre gousset.

Une couleur

Petite fille, ma mère m’avait attribué le bleu et je n’ai appris que des années plus tard que c’était la couleur la plus aimée au monde. Les saphirs de ma bague de fiançailles m’ont convaincue de la garder.

Un rêve

Aller le plus loin possible, le mieux possible avec le plus de gens possible.