Carlotta Guiducci

1977

Professoressa di bioingegneria al Politecnico federale di Losanna (EPFL), Losanna

Situation professionnelle en 2019

"Un altro aspetto che apprezzo molto del mio lavoro è la promozione del trasferimento tecnologico: il mio laboratorio ha visto nascere delle idee, è stato un incubatore."

Il mio percorso

Sono docente di bioingegneria all’EPFL. La professione accademica ha quasi mille anni, è un mestiere «antico» come l’università in cui ho studiato, quella di Bologna, fondata nel 1088. Da allora, nell’arco di un millennio, questa professione ha generato innovazione, ma complessivamente non ha subito grandi trasformazioni.

Nel mio lavoro sono due gli aspetti che preferisco: la relazione con studentesse e studenti e quella con collaboratrici e collaboratori. Mi piace fare lezione davanti a un pubblico e aiutare le persone a crescere professionalmente affinché possano un giorno assumere posizioni di leadership. Inoltre, mi occupo di ricerca con un gruppo di collaboratrici e collaboratori. Ho la fortuna di avere un laboratorio che gestisco autonomamente, essendone l’unica responsabile, che offre a me e al mio gruppo completa autonomia nelle scelte di ricerca. Possiamo inoltre utilizzare le infrastrutture comuni dell’EPFL.

Ci occupiamo dello sviluppo di nuovi sistemi per analizzare campioni biologici, ad esempio di sangue, urina o perdite vaginali. Si tratta di piccoli sistemi, dei microchip, che contengono un gran numero di dettagli complessi. La loro dimensione è di circa 2 cm per 2. Al loro interno si versa una goccia di sangue al fine di analizzare e quantificare le molecole contenute nel campione. Si tratta di analisi biomediche, ma con sistemi miniaturizzati.

Un altro aspetto che apprezzo molto del mio lavoro è la promozione del trasferimento tecnologico: il mio laboratorio ha visto nascere delle idee, è stato un incubatore. Così come mi piace la promozione delle idee e il loro sviluppo. Ciò significa sostenere quelle di studentesse e studenti, consigliarli affinché possano creare la loro società e commercializzare la soluzione che hanno messo a punto.

Ciò che mi appassiona. Ho la fortuna di potermi occupare di cose diverse, allo stesso ritmo della scienza. E, soprattutto, ho la possibilità di contribuire all’innovazione scientifica con la libertà di cambiare centro d’interesse tra qualche anno. Mi piace vedere come la vita di laboratorio influenza l’evoluzione di studentesse e studenti. Ciò che mi motiva è avere questa libertà di esplorare la scienza, avventurarmi in territori sconosciuti: è una grande responsabilità e un privilegio riservato a pochi. Fra i tanti che hanno provato ad arrivare fin qui, sono io che ce l’ho fatta e voglio esserne all’altezza.

Il mio percorso. È un percorso accademico standard. Ho cominciato con studi di ingegneria elettronica all’Università di Bologna. Ho proseguito con un dottorato pluridisciplinare tra l’Italia e la Francia, dove mi sono occupata di biosensori elettronici e dello sviluppo di sensori molecolari. All’epoca il laboratorio ero io, una scienziata nomade, e l’attrezzatura viaggiava con me. Poi sono andata a Parigi, all’ESPCI, la stessa scuola di Marie Curie, dove sono rimasta due anni per studiare biofisica. Dopo quest’esperienza sono rientrata in Italia dove, sfortunatamente, è molto difficile ottenere un posto come ricercatrice indipendente e buone condizioni finanziarie per la ricerca. A quel punto ho provato a trovare sbocchi all’estero. Nel 2009 sono diventata professoressa assistente all’EPFL e poi, dopo alcuni anni, professoressa associata. Ho potuto contare su colleghe e colleghi più grandi, su figure di riferimento, sia donne che uomini, con più esperienza che mi hanno detto che potevo arrivare dove volevo. Quando ci sono migliaia di persone che cercano di raggiungere lo stesso obiettivo, è difficile credere che saremo noi a farcela. Si è trattato quindi, soprattutto, di altri scienziati e scienziate che ammiravo e che hanno visto qualcosa in me che io, allora, non vedevo.

Sono orgogliosa di poter prendere decisioni difficili senza dover rinunciare ai miei principi: parità, umanità, etica e rispetto degli altri.

Questionario di Proust

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Au-delà de votre profession

J’ai deux enfants de 6 et 8 ans qui me passionnent, nés en Suisse pendant que j’avais déjà mon poste de professeure. La plupart de mon temps libre leur est dédié. Sinon j’aime la course à pied sur les collines suisses, la peau de phoque et l’opéra.

Des personnes qui vous inspirent

J’aimerais rendre hommage à mes collègues femmes professeures de l’EPFL. Elles m’inspirent chaque jour, avec leur amour de toujours pour la connaissance, leur intelligence hors pair, leur engagement, leur douceur et leur féminité, leur volonté quotidienne de changer les choses en mieux.

Un livre & un film

Fragment d’un discours amoureux (Roland Barthes), un livre particulier paru l’année de ma naissance. L’auteur est un sémiologue avec une approche joué par Will Smith, unique noir dans un concours pour gagner un poste de broker, reçoit la nouvelle de sa victoire et se voit ainsi récompensé de ses sacrifices pour changer son futur et celui de son fils : une joie pure, intemporelle, ancestrale. entre la science et la psychologie du sens des mots, c’est comme un dictionnaire des expressions qui concernent l’amour. The Pursuit of Happyness (Muccino) avec cette très belle scène où le protagoniste, Chris Gardner, joué par Will Smith, unique noir dans un concours pour gagner un poste de broker, reçoit la nouvelle de sa victoire et se voit ainsi récompensé de ses sacrifices pour changer son futur et celui de son fils : une joie pure, intemporelle, ancestrale.

Un objet

L’orchidée, une plante qui est dans mon bureau depuis 10 ans, offerte quand je suis arrivée. Elle se régénère, peu importe la saison ou la lumière. Elle vit des moments durs, de fatigue, mais elle finit toujours par fleurir.

Une couleur

Le bleu cobalt, une couleur neutre mais forte. Très vivante et apaisante en même temps, elle exprime sa beauté en douceur.

Un rêve

Partir en vacances au Népal et marcher pendant deux semaines.